Da quando è stata introdotta la direttiva Sup, molti bicchieri, posate e cannucce monouso sono diventati di carta o cartone. I consumatori finalmente fanno più attenzione e dove c’è l’opzione preferiscono acquistare prodotti imballati con cartone. Ma è veramente più ecologico o è l’ennesimo trucco commerciale per vendere, la solita operazione di “greenwashing”, insomma. Io stessa mi sono ritrovata a comprare uno yogurt solo perché aveva uno strato di cartone sopra la confezione di plastica. Bella roba, così l’imballaggio è doppio!
Uno studio di una ong europea che si chiama Fern (“Unwrapping a disaster. The Human Cost of overpackaging”) pubblicato un mese fa denuncia i rischi ecologici e umani derivanti dall’aumento esponenziale del packaging di carta. Basta guardare le pile di scatoloni lasciati davanti ai cassonetti. L’esplosione delle consegne online, dopo il Covid e ora il divieto della plastica monouso ha spinto in alto la domanda globale di cellulosa e carta. Il che significa milioni di alberi abbattuti in Portogallo, Cile e Indonesia e altri Paesi esportatori di legname. Uno può replicare che gli alberi sono una risorsa rinnovabile, certo ma con il consumo di molta acqua e l’uso del suolo sovente in condizioni di monocoltura con conseguente perdita di biodiversità e in alcuni casi anche con abusi sulle popolazioni indigene.
Insomma la ‘coperta’ del Pianeta è una sola e non la si può tirare da tutte le parti. E chiudere il cerchio, nel caso specifico usare riciclare la carta e cartone esistente, è una chimera, come ho già scritto qui a proposito dell’economia circolare. Solo una piccola parte di materiale riciclato e scarti come il truciolato è impiegata per produrre gli imballaggi di carta. Secondo il rapporto citato prima, il 30% del totale del legname da cellulosa serve per produrre carta e cartone. Il trend è in aumento mano a mano che si sostituisce la plastica con materiali ‘ecologici’, tipo la carta appunto.
La soluzione? Concentrarsi “a monte” del problema più che sulla raccolta e riciclo della carta come si sta facendo ora. Come? Obbligando le aziende a un packaging “minimo” e soprattutto incentivando il “riuso” degli imballaggi dove possibile. Un classico esempio è il dentifricio o lo shampoo, perché non cominciare a pensare a una confezione che si possa “riempire” più volte? Un maggiore sforzo “creativo” e il cambiamento di stili di vita sono indispensabili per non depauperare le ultime risorse del pianeta.