So benissimo di attirarmi le ire di molti amanti degli animali, ma bisogna pur parlarne. Si stima che in Italia i cani siano circa 30 milioni, forse anche piu’ se si considera quelli non registrati all’anagrafe canina. Un italiano su tre possiede un quattrozampe. Anzi piu’ di uno secondo quanto vedo in giro al mattino e alla sera quando queste milioni di bestiole scendono in strada a fare i loro bisogni, cacca e pipi’. Non so se qualcuno ha mail calcolato la quantita’ di sterco e urina prodotto dai cani da compagnia. Come si fa con quello prodotto da vacche, maiali e altri animali di allevamento che negli ultimi anni sono (giustamente) nel mirino degli ecologisti per la loro impronta ecologica.
Si parla tanto di mucche inquinanti, soprattutto quelle degli allevamenti intensivi, ma dei 30 milioni di cani che urinano sui monumenti storici, parchi pubblici e marciapiedi, non c’e’ una parola. Le nostre citta’, gli spazi verdi, interi quartieri, sono diventati dei gabinetti canini a cielo aperto. La legge obbliga a raccogliere le feci, ma l’urina? Basta una spruzzata di acqua per diluire il suo potere corrosivo e contaminante sul suolo? I bramini indiani usano l’urina bovina come disinfettante, alcuni se la bevono perfino, ma e’ quella di una vacca. La pipi’ di un cane fa terra bruciata, devasta la vegetazione ed e’ repellente per molte altre specie, a parte forse le mosche. Ovviamente dipende dalla quantita’ e dalla frequenza. Ma di sicuro dopo che un bel cagnolone, di quelli di grande taglia, alza la zampa su un cespuglio, dopo li’ non volano piu’ le farfalle.
Aiule pubbliche, giardinetti dove giocano i bambini, aree pubbliche…sono diventate le latrine dei nostri quattrozampe. Ma l’argomento e’ tabu’, perche’ di fatto non esiste una soluzione. I cani nelle nostre citta’ sono aumentati esponenenzialmente negli ultimi anni, e in particolare con la pandemia. Fanno compagnia agli anziani, ai single, alle coppie senza figli, c’e’ anche la ‘pet terapia’. Salvo poi ignorare che cosi’ si producono tonnellate di rifiuti mettendo i loro scarti organici in sacchetti di plastica inorganica e annientando il gia’ scarso verde urbano.